Triora - Guida Turistica

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.: DA VEDERE
 Triora, con le sue volte, i suoi carrugi, le viuzze intersecantesi fra di loro, la case altissime, i grandi palazzi, purtroppo abbandonati, è tutta da vedere. Molto apprezzabili i portali in ardesia, su cui sono stati scolpiti il triagramma di Jesus, l’Annunciazione ed altre figure più o meno misteriose.
 Fra le opere d’arte si possono citare un prezioso Battesimo di Cristo, tavola opera del senese Taddeo di Bartolo: firmata nel 1397 è la più antica opera del genere della Liguria di Ponente. Nella Collegiata, oltre all’opera citata, sono due tele trecentesche di mano ignota, raffiguranti la Pietà e San Giacomo il Minore.
 Chiesa di San Bernardino. Risalente al XV secolo presenta una facciata preceduta da un rustico porticato a tre arcate con colonne e capitelli. Al suo interno sono presenti affreschi attribuiti al pittore Giovanni Canavesio, ma secondo recenti studi le opere sembrerebbero risalenti ad un ignoto pittore toscano del Rinascimento.
 Nella Chiesa di San Bernardino sono visibili affreschi in parte attribuiti a Giovanni Canavesio di Pinerolo. Molto applaudita la Madonna della Misericordia, scolpita dal genovese Paolo Olivari e custodita nella Chiesa di Sant’Agostino. Assieme ad una croce e ad un crocifisso trecentesco, è trasportata sul “Monte” la seconda domenica dopo Pasqua di ogni anno.
 Una statua raffigurante San Giovanni Battista, gioiello del sommo Maragliano, si può ammirare nell’Oratorio. Nello stesso sono custodite numerose opere dei pittori trioresi Giovanni Battista e Lorenzo Gastaldi, oltre ad un dipinto di Luca Cambiaso.
 I resti del castello, del fortino e della Chiesa di Santa Caterina testimoniano l’antica grandezza ed importanza della podesteria genovese.
 ale testimonia proprio l'evento di riedificazione nel 1390. Attualmente si presenta in stato di rovina.
  Chiesa di San Dalmazzo. L'edificio, già menzionato nel 1261, sarebbe stata eretta dai monaci benedettini presenti nella loro opera di evangelizzazione nella Valle Argentina. Al suo interno è custodito un pregiato dipinto raffigurante San Pietro Nolasco durante la celebrazione della Messa.
 Collegiata dell'Assunta. Secondo la tradizione locale l'edificio sorge su un precedente tempio pagano, anche se le prime vere testimonianze risalgono in un disegno del XVIII secolo conservato nella parrocchia. La raffigurazione lo rappresenta in stile romanico - gotico a tre navate, che successivamente tra il 1770 e il 1775 verrà sostituito con un'unica navata. Nel 1837 la facciata subì un notevole restauro convertendo il precedente stile in quello neoclassico, ricoprendola con lastroni di pietra nera locale. Dell'antico prospetto resta un pregevole portale con arco ad ogiva, composto da blocchi di ardesia alternati ad altri di marmo bianco. Al suo interno è conservata un quadro a fondo oro, custodita nel battistero, del pittore Taddeo di Bartolo raffigurante Gesù Cristo e San Giovanni Battista nel rito del Battesimo sulle rive del Giordano. Secondo studi più approfonditi il dipinto sembrerebbe risalente al 1397, divenendo uno dei più antichi quadri della Riviera di Ponente nel suo genere.* Oratorio di San Giovanni Battista, risalente al 1632. All'interno sono presenti, oltre l'ancona del 1682, una statua lignea del 1725 ritraente il santo di Anton Maria Maragliano.
 Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria. Eretta nel XIV secolo fu successivamente riedificata in seguito dalla famiglia Capponi. Un'antica iscrizione, in caratteri gotici, scolpita sull'architrave dell'ingresso principale testimonia proprio l'evento di riedificazione nel 1390. Attualmente si presenta in stato di rovina.
Museo Regionale Etnografico e della Stregoneria
 Tutti i giorni Triora fa rivivere il passato nell’arte e nella natura. La graziosa cittadina ospita infatti un interessante museo etnografico e della stregoneria, aperto ogni giorno, compresa la domenica. Il museo non vuole essere soltanto una esposizione di oggetti, ma soprattutto un invito, uno stimolo a visitare l’antico paese, le sue caratteristiche borgate e frazioni, dove ancora si possono trovare in uso attrezzi esposti nel museo stesso.
 Nel 1558, fu celebrato un processo contro un gruppo di tredici donne, considerate responsabili della carestia che aveva flagellato l’anno precedente la regione. Dopo un processo sommario voluto per iniziativa popolare, le donne, accusate di stregoneria, furono condannate al rogo. Insieme a loro quattro fanciulle e un ragazzo. Le sentenze di morte vennero poi tramutate in pene detentive, da scontarsi nelle carceri genovesi, in attesa dei processi definitivi. Mentre le autorità religiose si palleggiavano per mesi le responsabilità del processo, le streghe si consumavano in carcere e ben cinque di loro morirono. Nulla di certo si sa della sorte delle altre.
 In quelle carceri è sorto il museo etnografico e della stregoneria. Nei suoi sotterranei non solo sono vive superstizioni e credenze, ma sono presenti riproduzioni di documenti conservati nell’Archivio di Stato di Genova, che narrano fedelmente supplizi tremendi e interrogatori spietati. Ben quattro lugubri sale sono dedicate a questo tragico capitolo di storia locale. In una è stato ricostruito il tradizionale antro della strega, completo di gatto nero impagliato, focolare con pentolone dal contenuto poco invitante, accanto al quale sogghigna sinistramente una strega. Vicino una donna coperta da un camice bianco attende il supplizio sdraiata su un cavalletto.
 Un’altra sezione del museo, suddivisa in sei sale, è dedicata all’etnografia. Ogni sala rappresenta un ciclo di vita quotidiana. Sono esposti gli attrezzi utilizzati dai contadini, dai mulattieri, dai falegnami, dai panettieri. Una sala è dedicata al ciclo del castagno, per molti anni unica fonte di sostentamento per intere famiglie. In un’altra sala è ricostruita fedelmente una cucina, con il focolare e l’essiccatoio. Un piccolo locale comunicante ricostruisce l’ambiente e il processo di lavorazione del latte e dei prodotti ovini, mentre in cantina botti, tini e fiaschi riportano il visitatore a un’attività, la viticoltura, un tempo tanto praticata.